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Stazione Centrale di Milano

  • Immagine del redattore: Luigi Matteoni
    Luigi Matteoni
  • 1 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Nel 1912 venne indetto un concorso. Fu vinto dall'architetto Ulisse Stacchini, ma i lavori preliminari furono presto interrotti a causa dello scoppio della prima guerra mondiale e delle successive incertezze legate alla situazione economica. Stacchini sarebbe infatti stato più volte impegnato nella rielaborazione del progetto del 1912, che si rese via via sempre più imponente e magniloquente, fino alla versione definitiva del 1925. Dopo la spinta per ripresa dei lavori, voluta principalmente dal regime Fascista e dallo stesso Mussolini, la stazione venne inaugurata il 1º luglio 1931 dal Ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano.  La facciata prospiciente a piazza Duca D'Aosta è larga 200 metri, dietro e parallelamente ad essa, corre la "Galleria delle Carrozze". Spiccano sul terrazzo della "Galleria delle Carrozze", due cavalli alati, che rappresentano il «Progresso, guidato dalla volontà e dalla intelligenza» opere di Armando Violi. La tettoia che copre i ventiquattro binari, composta da cinque volte in ferro e vetro e lunga 341 metri, è opera dell'ingegnere Alberto Fava. La tettoia centrale, la più grande, ha un luce di 72 metri ed è alta 33,30 metri. Lateralmente e simmetricamente a questa tettoia se ne trovano altre due di 44,90 metri di luce e 22 metri di altezza, affiancate entrambe da una tettoia minore di luce diversa ossia di 11,80 nella parte piazzale fiancheggiata dai corpi laterali e di 22,15 in quella esterna. La stazione non ha uno stile architettonico definito, ma è una miscela di diversi stili, in particolare Liberty e Art Déco uniti alla monumentalità dell'architettura fascista. I grandi ambienti pubblici della stazione (galleria di testa, Biglietteria centrale e Galleria delle Carrozze) richiamano le architetture monumentali romane; a dispetto dell'apparente monumentalità essi sono realizzati con economia di mezzi: le parti superiori delle pareti sono in cemento decorativo che imita il marmo di rivestimento delle parti inferiori, le grandi volte non sono strutturali, ma appese e gli elementi decorativi sono in gesso (fregi della biglietteria, pannelli con simboli zodiacali) o cemento (statue, protomi leonine etc..). Al binario 21 si trova la "Sala Reale", sala d'attesa della famiglia Savoia e della corte, divisa in sala reale e sala delle armi.



Padiglione Reale Stazione Centrale Milano

Progettato nel 1925 su richiesta di Costanzo Ciano, Ministro delle Comunicazioni, per ospitare il Re e la sua famiglia, presenta uno stile classicheggiante sobrio e accuratamente decorato. L’uso di marmi ed essenze lignee di differente provenienza e colore e gli arredi preziosi disegnati dai migliori architetti e designers dell’epoca, tra cui Emilio Lancia e Giò Ponti, rendono il Padiglione un vero gioiello. Rimasto inutilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946 venne convertito in Sala Presidenziale, mentre oggi è utilizzato per eventi e mostre. La struttura si articola su due livelli, ciascuno di 400 mq circa: il piano strada e il piano primo dal quale si accede direttamente ai binari. Il prospetto è caratterizzato da un corpo centrale con loggiato e due corpi laterali posti su un alto basamento. Grosse colonne con capitelli ionici sorreggono un architrave su cui compare il motto della casata Savoia FERT e l’iscrizione “Regnando Vittorio Emanuele III”. Dal piano terra si accede alla cosiddetta Sala delle Armi, per la presenza di otto bassorilievi rappresentanti le allegorie dei corpi del Reale Esercito: Fanteria, Artiglieria, Marina, Aviazione, Alpini, Cavalleria. Da un disimpegno si sale, mediante un imponente scalone, al primo piano, dove si colloca la Sala Reale, un vasto ambiente diviso in tre da colonne e pilastri in marmo. Il pavimento a parquet presenta decorazioni ad intarsio, fra cui alcune raffiguranti una svastica, forse in vista di una visita da parte di Hitler. Il prospetto sui binari presenta tre lunette ornate da dipinti su piastrelle di maiolica di Basilio Cascella; sono raffigurati episodi riguardanti la storia della casata dei Savoia; in uno di questi vi è l’incontro tra Vittorio Emanuele III e Mussolini, il volto di quest’ultimo appare abraso. 


Ph. Luigi Matteoni



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