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ARCHITETTURA DEL 900 IN ITALIA

Pagina Facebook ideata e curata da Luigi Matteoni per raccogliere fotografie inerenti all'arte e all'architettura del 900 Italiano.

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L'architettura italiana del 900 si fa partecipe dei nuovi movimenti d'avanguardia:
- Liberty e Futurismo
Nel ventennio a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, l'ambiente artistico e culturale italiano recepì gli stimoli dell'Art Nouveau ridefinendola nel cosiddetto stile Liberty. Ernesto Basile fu uno dei principali interpreti con le sue numerose realizzazioni (teatri, palazzi e villini, fra i quali la Villa Igiea a Palermo del 1899-1900 e l'ampliamento del Palazzo Montecitorio a Roma). Una delle principali manifestazioni fu l'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna di Torino del 1902, per la quale Raimondo D'Aronco progettò il Padiglione italiano. Altra personalità fondamentale del Liberty italiano fu Giuseppe Sommaruga che negli stessi anni realizzava palazzo Castiglioni a Milano. Antonio Sant'Elia (1888-1916) fu l'esponente più rappresentativo dell'architettura futurista. Il suo stile è stato definito architettura in movimento, mentre la sua concezione progettuale si ampliò fino a interessare la dimensione urbana, attraverso la “Città Nuova”, il suo più importante progetto del 1913-1914, nel quale disegnava in una raccolta di schizzi e progetti la Milano del futuro. Il lavoro di Sant'Elia ebbe una straordinaria importanza a livello europeo, poiché, sebbene in parte legato all'Art Nouveau e alla Secessione Viennese, portava i segni di rottura con un passato che voleva profondamente trasfigurare. La morte prematura al fronte, durante la prima guerra mondiale, impedì lo sviluppo delle sue idee futuristiche in architettura, ma proprio in questi archetipi molti hanno visto un'anticipazione di Walter Gropius e di Le Corbusier.

- Razionalismo e Monumentalismo
In Italia durante gli anni del fascismo si svilupparono parallelamente due correnti artistiche diverse fra loro: da un lato l'architettura razionalista, che rappresentava il movimento più moderno, in sintonia con le tendenze europee del funzionalismo; sull'altro versante il monumentalismo, dalle forte caratterizzazioni scenografiche, sostenuto dal Fascismo nell'intento di diffondere i propri ideali tra le masse e trasmettere quindi l'idea di grandezza del regime. Nel 1926 si forma il “Gruppo sette” di cui fanno parte, fra gli altri, Luigi Figini, Gino Pollini e Giuseppe Terragni, qualche tempo dopo si aggregherà anche Adalberto Libera. Il gruppo cercò di elaborare un nuovo stile come il più adatto al regime fascista, di cui molti giovani architetti (come Terragni e Giuseppe Pagano) erano sostenitori convinti. Si costituisce, così il MIAR, Movimento Italiano per l'Architettura Razionale, le cui opere razionaliste sono in realtà troppo rivoluzionarie e mal si adattano a un regime autoritario. Le polemiche che ne nascono con i sostenitori della vecchia accademia, che poi sono la maggioranza, generano molte defezioni nel MIAR, tanto che il suo segretario Libera è costretto a sciogliere il movimento. Da questo momento in poi gli architetti razionalisti si ritireranno ognuno in proprio lavorando nel privato e abbandonando di fatto gli incarichi pubblici, anche se riusciranno comunque a portare avanti varie realizzazioni che rappresentano alcune tra le più importanti architetture italiane del Novecento: la Casa del Fascio a Como (1932) di Giuseppe Terragni, l'Istituto di Fisica dell'Università degli studi di Roma “La Sapienza” (1934) di Giuseppe Pagano, la Stazione S. Maria Novella a Firenze (1933) di Giovanni Michelucci. A Milano, grazie alla rivista “Casabella-Costruzioni” diretta negli anni Quaranta da Giuseppe Pagano e da Giancarlo Palanti vengono indicati, nel celebre articolo “Intervallo ottimista” di Raffaello Giolli, a testimonianza dell'importanza della scuola milanese, Gianni Albricci, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Mario Tevarotto, Enea Manfredini, Anna Ferrieri, Luciano Canella, Mario Righini, Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi, Vittorio Gandolfi, Marco Zanuso, Renato Radici quali giovani architetti razionalisti. Va ricordata infine l'originale figura di Piero Portaluppi, straordinario autore di edifici pubblici e privati. Marcello Piacentini è la figura che più di ogni altro dominò l'architettura italiana durante il regime fascista: suoi sono i maggiori incarichi pubblici e il suo stile influenzerà anche ai maggiori razionalisti come Pagano, Libera, Michelucci. La sua architettura è una sorta di “neoclassicismo semplificato” che si può fare rientrare in quella serie di tendenze che sono state definite dai critici col termine Monumentalismo; planimetrie simmetriche e bloccate, volumi chiusi che devono ricordare il “Mar Mediterraneo”; particolari architettonici classici con rivestimenti in lastre di marmo, ritmici porticati, colonne, archi, simmetrie. Molte città italiane vengono monumentalmente ridisegnate, con la demolizione di fette importanti di centro storico e la ridefinizione dei suoi edifici più importanti in un ideale collegamento alla ‘romanità' passata. Tra le più importanti realizzazioni dell'architettura monumentale vanno ricordati l'EUR o E42, le città di fondazione e di bonifica, le città d'oltremare.

-Il secondo dopoguerra
Nel dopoguerra viene definitivamente superato il neoclassicismo semplificato di Piacentini e il razionalismo prende il sopravvento riconoscendosi nella linea della rivista “Casabella-continuità” che fu già di Pagano e Persico. Il panorama dell'architettura è caratterizzato da grandi architetti come Franco Albini, Luigi Walter Moretti, Gio Ponti, Carlo Scarpa, Luigi Figini, Gino Pollini, lo studio B.B.P.R., Giovanni Michelucci, Giuseppe Samonà, ma non porta avanti un discorso unitario. A livello internazionale emerge la personalità di Pierluigi Nervi, ma anch'egli con il linguaggio delle sue strutture, eccellente sintesi di bellezza e staticità, segue una strada che appare unica e personale. Nel 1945 Bruno Zevi, teorico dell'architettura, fonda a Roma assieme a Luigi Piccinato, Mario Ridolfi, Pier Luigi Nervi e altri l'Associazione per l'Architettura organica, che però nell'ambiente italiano stenta a imporsi. L'Italia in qualche modo rimane ancora chiusa ad alcuni pregnanti temi dell'International Style; i canoni dell'architettura internazionale del Novecento, passano in Italia, ma vengono come filtrati e si cerca una strada italiana. Quasi simbolo di questo freno a scelte, che rompano decisamente con il passato, è l'impossibilità dei due più grandi Maestri del Movimento Moderno, Le Corbusier e Wright di realizzare due loro progetti a Venezia (Ospedale e Palazzetto sul Canal Grande).

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Visita il sito: https://luigimatteoni.wixsite.com/architetturadel900 

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